Guardo ciò che i miei occhi
non possono vedere
ma ... la mia mente non inganna/
Il tuo respiro, contrapposto al silenzio
e le mie parole, inquinate dal pensiero/
Sentieri inesplorati di emozione/
Fuori dalla mia interiorità,
le stagioni si susseguono fulminee/
In lontananza riecheggia nel ricordo
un carro rappreso nel fuoco
un calesse precipitato da una stella
nel suo riverbero accecante/
Mi conto i sassi in grandine di fuoco
in una clessidra che misura
la vita che me ne rimane/
La primavera è così lenta
nella propria annunciazione/
Spasmodica l'attesa
che ho pazientato
lo schiudersi di un tuo divenire/
Mia immemore femmina colma di tristezza
dove potremmo immaginarci ora/
Gli occhi attoniti
in un'altra storia da doverci narrare/
Dove andiamo,siamo
smarriti ciascuno nel proprio/
Interdetti in uno stallo emozionale, in
una scala invisibile formata di mute parole/
Intuizione scaltra la nostra,
persuasi anche nel dolore
Io ti narro, e stupisco degli occhi tuoi
presi in prestito dal cielo/
Tu ... il mio narrante che socchiudi
dolcemente le tue palpebre
rendendo tenue la luce che vi sgorga/
Tu, che nascondi i sipari del silenzio
e le mie virtù e timidezze/
Un velenoso elisir è per chi
si abbevera del proprio narrante/
Un farnetico io sono
davanti a un focolare/
Ascolto il mio arbitrio nelle oscurità
e carri di fuoco precipitanti
e fiamme che si dissolvono alla notte/
Gli stessi tuoi astri complici,
che costellano i miei pensieri/
Mi pongo a udire ciò
che non potrò ascoltare della tua voce/
Un sussurro d'ali repentino,
una luce femminea che si disperde nell'oblio/
L'amore è il sapersi confrontare
in ciò, che nella vita ... ci divide/
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