La poesia dell'animo danza al giorno e alla notte, ulula come un lupo, come un cane che tenta di riunificare il branco, e ricerca affannosamente nell'estrarre dal proprio mondo, una prova certa della propria esistenza.Leandro.Loy.
Un'aquila che dimena le lunghe ali, tentando un volo, destinato nell’atterraggio. Il fuoco che sprigiona l’orizzonte alienato della mia fantasia, è come un’alba che tenta di irradiare luce, per poi languire immediatamente dentro un memore tramonto. I nostri occhi rappresi dentro miraggi, socchiudono stancamente le palpebre in sogno, e si lasciano immergere dentro il fluire di una perenne illusione, di illimitate chimere. Iridi di sguardi distratti, vuoto in noi stessi. Sfide accolite e lamenti in voci lontane, suppliche di velata malinconia. Siamo noi, i duellanti, gli istanti irrimediabilmente perduti, e sempre noi gli sfidanti di noi stessi. L’umanità è un afflusso disorientato, lascivamente disordinato. Il sogno, un vezzo naturale verso una illusa allusione. Interloquisco spesso, con la madre di tutte le sconfitte. Siamo granuli di carne abrasi al vento della storia, e pulviscolo di sogni, sparsi in ogni dove. Come fossimo vascelli in balia del firmamento, nell’evolversi rapido dell’affondamento. Oggi ho soppesato la mia esistenza. Un lupo solitario che ulula all’oscurità, nell’accorato congiungimento di un branco ormai disperso. Sono il misurante della mia follia, come il farnetico in soliloquio che domanda, e con le labbra a voce alta si risponde. Un grido silente dal cuore, verso la compassione di un sentimento, una drammatica ricerca verso una logica,d’esser uomo. Un mondo disfatto e capovolto, che non tiene tempo ed un proprio animo, per saper ascoltare.
Un'aquila che dimena le lunghe ali, tentando un volo, destinato nell’atterraggio.
RispondiEliminaIl fuoco che sprigiona l’orizzonte alienato della mia fantasia, è come un’alba che tenta di irradiare luce, per poi languire immediatamente dentro un memore tramonto.
I nostri occhi rappresi dentro miraggi, socchiudono stancamente le palpebre in sogno, e si lasciano immergere dentro il fluire di una perenne illusione, di illimitate chimere.
Iridi di sguardi distratti, vuoto in noi stessi.
Sfide accolite e lamenti in voci lontane, suppliche di velata malinconia.
Siamo noi, i duellanti, gli istanti irrimediabilmente perduti, e sempre noi gli sfidanti di noi stessi.
L’umanità è un afflusso disorientato, lascivamente disordinato.
Il sogno, un vezzo naturale verso una illusa allusione.
Interloquisco spesso, con la madre di tutte le sconfitte.
Siamo granuli di carne abrasi al vento della storia, e pulviscolo di sogni, sparsi in ogni dove.
Come fossimo vascelli in balia del firmamento, nell’evolversi rapido dell’affondamento.
Oggi ho soppesato la mia esistenza.
Un lupo solitario che ulula all’oscurità, nell’accorato congiungimento di un branco ormai disperso.
Sono il misurante della mia follia, come il farnetico in soliloquio che domanda, e con le labbra a voce alta si risponde.
Un grido silente dal cuore, verso la compassione di un sentimento, una drammatica ricerca verso una logica,d’esser uomo.
Un mondo disfatto e capovolto, che non tiene tempo ed un proprio animo, per saper ascoltare.